Polistena, "città forte" (dal greco “polis” e “tenon”) o “molto stretto” (dal greco “polys” e “tenon”), è un Comune Italiano di circa 12.000 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria, localizzato nella parte orientale della Piana di Gioia Tauro, sulle pendici del massiccio montuoso dell’Aspromonte, con un territorio prevalentemente collinare a nord e pianeggiante a sud.
Alla sua origine era localizzata su una piana verdeggiante tra il fiume Jerapotamo e il fiume Vacale, nel punto più breve tra le città magno-greche di Locri Epizefiri e Medma (Rosarno) e per i locresi era un punto di passaggio per raggiungere Medma, colonia da loro fondata. I ritrovamenti archeologici del periodo neolitico, conservati nel museo della città, evidenziano una forte frequentazione del territorio e ipotizzano la presenza di un qualche agglomerato urbano prima e dopo l’epoca della colonizzazione magno-greca.
Era frequentata anche durante l’epoca romana e in epoca bizantina; quest’ultimi, tramite i monaci Basiliani, introdussero i culti di Santa Marina Vergine di Bitinia e della Madonna dell'Itria.
Nelle epoche successive fu feudo di molte famiglie, in particolar modo quella dei Milano Franco d'Aragona. Sotto la dominazione dei Milano Franco d’Aragona divenne in poco tempo un centro ricco di Chiese, Conventi, Palazzi (si ricorda il Palazzo dei Milano con annesso teatro con una capacità di oltre mille persone), di una Cappella Musicale di Corte, della Zecca, di una Tipografia ecc.
Dei Conventi si ricordano ricordati quelli: degli Osservanti (1537), dei Cappuccini (1540), degli Agostiniani (1579), dei Domenicani (1579), delle Clarisse (1610), dei Paolotti (1700) e dei Carmelitani (non si conosce l’epoca di fondazione).
Il 5 febbraio 1783 la fiorente Città fu rasa al suolo dal terremoto che interessò l’Italia Meridionale, detto “u flagellu”, facendo 2261 vittime su 4600 abitanti circa. La testimonianza del geologo francese Déodat de Dolomieu, che scese in Calabria per studiare gli effetti disastrosi del sisma, riporta in merito a Polistena:
«Avevo veduto Reggio, Nicotera, Tropea…
ma quando di sopra un’eminenza vidi Polistena,
quando contemplai i mucchi di pietra che non han più alcuna forma,
né possono dare un’idea di ciò che era il luogo…
provai un sentimento di terrore, di pietà, di ribrezzo,
e per alcuni momenti le mie facoltà restarono sospese…»
Polistena fu prontamente ricostruita completamente su un’altura più a nord su progetto dell’architetto napoletano Pompeo Schiantarelli. Fu realizzato un particolare impianto urbanistico a schiacchiera che vide situarsi nella parte alta Palazzi nobiliari con corte interna, giardini e imponenti frontespizi con portali in pietra granitica locale, mentre le fasce meno abbienti ripopolarono il vecchio sito ricostruito sulle muraglie con piccole case addossate tra loro (oggi rione Timpa, Muraglie e Santa Maria).
Conosciuto anche come Chiesa Matrice o Chiesa Madre è dedicata a Santa Marina Vergine di Bitinia, patrona della città; prima del sisma del 1783 era localizzata dove attualmente vi è la sede INPS (sede costruita abbattendo i ruderi rimasti dell’antico complesso ecclesiastico e qualcosa è ancora visibile).
Fu ricostruita nella parte alta nel 1786, con una imponente forma trinavata al cui interno si conservano:
In questa chiesa il Giovedì Santo si svolge la Coena Domini e viene allestito l’Altare della Reposizione nella Cappella del SS. Sacramento. Il Venerdì Santo si svolge l’Agonia con le “Sette Parole” di Michele Valensise e la Commemorazione della Passione del Signore.
Da qui vengono portate in processione l’Addolorata (custodita dalla Confraternita del SS. Sacramento che qui ha sede) il Venerdì Santo e la statua del Cristo Risorto (proprietà della Famiglia Valensise) la Domenica di Pasqua.
Prima del terremoto del 1783 faceva parte dell’antico Convento dei Minori Osservanti. Dopo il sisma fu ricostruita con imponenti dimensioni insieme al convento (soppresso poi nel 1809) e a cui si accedeva da una porta lignea custodita all’interno della chiesa.
Ha una facciata sobria con strutture classicheggianti, una imponente cupola rivestita in rame e un campanile costruito agli inizi del XXI secolo.
L’interno è mononavato con originale tetto ligneo con travi a vista e senza controsoffitto decorato. L’abside è invece decorato con stucchi di Antonio Ursida su disegni di Michelangelo Parlato e imponenti colonne con capitelli che “reggono” il cupolone.
Di recente è stata costruita la Cappella del SS. Sacramento. Al suo interno sono custoditi:
Per quanto riguarda la Settimana Santa qui è custodita la statua della Pietà, scolpita dai Malecore di Lecce nel 1905 e restaurata nel 2005. Viene portata in processione il Venerdì Santo.
Ai piedi dell’imponente scalinata che si trova davanti all’edificio si ripete il Rito dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme con la Benedizione delle palme e dei ramoscelli d’ulivo la Domenica delle Palme.
In questa chiesa il Giovedì Santo si svolge la Coena Domini e viene allestito l’Altare della Reposizione nella Cappella del SS. Sacramento. Il Venerdì Santo si svolge la Commemorazione della Passione del Signore e subito dopo viene portata in Processione la Pietà.
Prima del terremoto del 1783 apparteneva al Convento dei Domenicani.
Distrutta dal terremoto fu ricostruita ad opera dei Rovere tra il 1852 e il 1862, dove prima si trovava la chiesetta di San Giuseppe (attuale sagrestia).
L’edificio, dichiarato Monumento Nazionale, è unico in Calabria per il suo genere misto tra gli stili barocco e neoclassico. Ha una facciata con prospetto curvilineo con doppio ordine di colonne, nicchie e modanature curvilinee e due campanili fiancheggianti a pianta quadrata.
L’interno è a tre navate, caratterizzato da stucchi ed altorilievi neoclassici dei Morani, e conserva:
Per quanto riguarda la Settimana Santa qui sono custoditi:
In questa chiesa il Giovedì Santo si svolge la Coena Domini e viene allestito l’Altare della Reposizione presso l’Altare del Sacro Cuore di Gesù.
Da qui vengono portati in processione i Misteri il Venerdì Santo e la Madonna per l’Affrontata di Domenica di Pasqua.
I Calvari sono dei monumenti che raffigurano la Passione di Cristo, tendenti a imitare il Golgota, e rappresentano dei piccoli santuari all'aperto, molto diffusi nel sud Italia. Nelle edicole votive spesso si trovano sculture o dipinti che rievocano la Via Crucis.
A Polistena il Calvario più antico si trova nella zona di Contrada Calù, difronte al Museo della Civiltà Contadina, facente parte di un convento basiliano distrutto dal terremoto del 1783. Oggi, purtroppo, è in cattivo stato di conservazione.
In via muraglie (rione Pioppo) troviamo il Calvario “vecchio”, adiacente al cinquecentesco Convento dei Cappuccini raso al suolo dal terremoto del 1783. Nell’edicola votiva si trova una statua della Pietà e alle sue spalle un dipinto su tavola. Qui veniva portata in processione la Deposizione (“Schiovata”) il Venerdì Santo e sino a pochi anni fa terminava la Via Crucis del Martedì Santo che veniva organizzata dalla Parrocchia Santa Marina Vergine.
Infine abbiamo il Calvario “nuovo” di Viale Italia (rione Evoli), costruito dopo il terremoto del 1908 in un complesso ben più ampio che comprendeva un’antica Villa del Duca Pio Avati (demolita negli anni ’70-’80 per far posto ad anonimi palazzi ancora presenti) e una Cappella privata intitolata a Maria SS. Immacolata (ancora oggi presente alle spalle del Calvario, ma in stato di abbandono). Nelle due edicole votive del Calvario si trovano, in alto, la statua della Pietà e, in basso, il Cristo Morto “O Tumbulu”. Il Venerdì Santo è meta della processione della Pietà, dove sosta per una meditazione, e il V° Venerdì di Quaresima termina la Via Crucis Interparrocchiale.
Qui si trova la Chiesa della SS. Trinità, un tempo cuore e anima della Settimana Santa di Polistena, protagonista con le altre Chiese cittadine, mentre oggi fa da sfondo suggestivo ad alcuni momenti del Venerdì Santo. La Chiesa, aggregata alla Basilica Lateranense di Roma nel 1541, fu distrutta dal terremoto del 1783.
Costruita successivamente sulla preesistente chiesa di Sant’Anna, è oggi un edificio con facciata realizzata partendo dai disegni di Francesco Morani, con due piani e due ordini di colonne granitiche (opera di Raffaele Rovere), portale litico e cupola rivestita di piastrelle maiolicate policrome. La chiesa conserva numerosi tesori, molti però sono andati distrutti dall’incendio del 22 maggio 1988 che ha devastato l’edificio. Tra le opere salvate troviamo:
Per quanto riguarda la Settimana Santa qui sono custoditi:
In questa chiesa si svolgevano l’Agonia con le “Sette Parole” di Michele Valensise e la processione della Deposizione (La “Schiovata”).
Dalla piazza si gode un panorama meraviglioso sull’intera Piana di Gioia Tauro (da Capo Vaticano al Monte Sant’Elia di Palmi) che nelle giornate nitide permette di vedere il mare e le Isole Eolie in un modo spettacolare, in particolar mondo al tramonto.
La Domenica delle Palme si ripete il Rito dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme con la Benedizione delle palme e dei ramoscelli d’ulivo.
La mattina del Venerdì Santo, con sottofondo la “colonna sonora” della Settimana Santa di Polistena, vi giunge il corteo dell’Addolorata, “abbracciata” dall’intera popolazione della Piana che da qui La “osserva” dal punto più vicino a quello più lontano.
La sera invece arriva qui la Pietà, l’unica processione della Settimana Santa che attualmente percorre la stretta e ripida scalinata sottostante.
Da alcuni anni si svolgono le scene finali de “La Passione di Cristo” – rappresentazione sacra – quali la Crocefissione e la Resurrezione.
Un tempo qui venivano esplosi i colpi di mortaio che scandivano le “Sette Parole” dell’Agonia.
Qui la Domenica di Pasqua si svolge l’Affrontata, l’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna.
Al centro della suggestiva Piazza del Popolo si trova “La Bellona”, una vittoria alata bronzea, che svetta sopra una roccia di pietra del Carso alla cui base, sono incisi i nomi dei caduti della prima guerra mondiale; il monumento viene delimitato da una grande vasca in pietra granitica, opera di scalpellini locali. Sulla Piazza si affacciano i principali palazzi nobiliari della città:
È il punto di incontro della città, la piazza centrale, chiamata dai cittadini piazza “vara” (nome che assumeva in precedenza). Ha una pianta tendenzialmente rettangolare, con al centro un’area pedonale, e su cui si affacciano numerosi palazzi storici.
Durante la Settimana Santa, in particolar modo il Venerdì Santo, rappresenta il punto nevralgico di tutti le processioni:
Su via Domenicani troviamo Palazzo Valensise costruito sui ruderi dell’antico Convento dei Domenicani (del 1579 e crollato a seguito del terremoto del 1783), i ruderi furono acquistati e nel 1797 l’architetto Scaramuzzino progetta la dimora. Al suo interno si trova un’ampia corte e una chiesetta, che sorge sulle rovine della Chiesa del Convento Domenicano (l’antica chiesa era intitolata alla Madonna del Rosario e la statua omonima è stata salvata ed oggi è custodita nella chiesa del SS. Rosario e portata in processione durante l’Affrontata), al cui interno si trova la statua lignea del Cristo Risorto (opera dei Morani del 1856) utilizzato per l’Affrontata di Domenica di Pasqua. Qui è nato Michele Valensise (1822-1890), straordinario musicista e compositore, autore delle famose “Sette Parole” dell’Agonia (1847) su libretto del Metastasio (Roma 1698 - Vienna 1782): la “Settima Parola” rappresenta la colonna sonora della Settimana Santa di Polistena ed è stata trascritta per Banda dal polistenese Maestro Nicola Rodinò Toscano (1864-1933).
Su via Strada Domenicani si possono ammirare le possenti mura dell’ex Convento dei Domenicani e su via Polistena Vecchia la scalinata che porta alla chiesetta di Palazzo Valensise e alle spalle del Duomo. Qui troviamo le caratteristiche casette ricostruite una sull’altra, dopo il terremoto del 1783, dal popolo meno abbiente e che caratterizzano tutte le viuzze adiacenti: da queste strade strette, e che formano un labirinto, passa il corteo dell’Addolorata la mattina del Venerdì Santo in un silenzio mistico, dove si sentono i passi dei fedeli e in lontananza le marce funebri eseguite dalla banda; sembra di essere tornati indietro nel tempo, nei secoli.
Al centro della piazza, architettonicamente restaurata di recente, si trova una croce su basamento litico del 1739, qui trasferita dai Paolotti che originariamente, prima del terremoto del 1783, furono in Contrada S. Francesco (nei pressi della contrada Belà).
Qui si trova la Chiesa di San Francesco di Paola, ultimata nel 1841, con una facciata su due piani con imponente portale litico, due statue in terracotta che raffigurano Sant’Antonio da Padova e San Francesco d’Assisi (realizzate da Fortunato Morani nel 1828) e due torri campanarie. Al suo interno, mononavato, si conservano:
Nella piazza si si ripete il Rito dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme con la Benedizione delle palme e dei ramoscelli d’ulivo la Domenica delle Palme.
Costruito a ridosso del fiume Jerapotamo (oggi interrato e coperto dal viale sovrastante) sul finire degli anni ’80 del secolo scorso, è lo scenario naturale della rappresentazione sacra “La Passione di Cristo” che si svolge tradizionalmente nel tardo pomeriggio della Domenica delle Palme.
Ha dato i natali agli artisti che hanno realizzato opere come il Cristo Risorto, l’Addolorata dei Misteri, il Cristo alla Colonna dei Misteri, il Cristo della Deposizione (la “Schiovata”); sulla facciata esterna è posto un medaglione marmoreo raffigurante F. Morani, opera di Francesco Jerace. La famiglia Morani espresse veri e propri geni statuari, stuccatori, scultori e pittori fra i quali giganteggiano le figure di Domenico e Francesco (scultori) e di Vincenzo (pittore). Qui ha fatto visita nel 1847 Edward Lear, viaggiatore inglese.
Al suo esterno è ben visibile una lapide marmorea dedicata alla memoria del grande artista polistenese Francesco Jerace, conosciuto e stimato in tutto il mondo. Oggi, dopo un lungo restauro, è sede museale in cui sono esposte molte opere dell'artista: 33 in gesso (1 di V. Jerace, fratello), 2 in marmo (1 di V. Jerace, fratello) e altre opere (tra cui il volto di Cristo, una delle prime opere del Jerace). Opere imponenti e di fama mondiale sono “L’Azione” al Vittoriano di Roma, le statue di San Paolo e Santo Stefano al Duomo di Reggio Calabria, la statua di Vittorio Emanuele II al Palazzo Reale di Napoli ecc.
È opera sua la Cappella del SS. Sacramento con l’”Ultima Cena” del Duomo cittadino, dove viene allestito l’Altare della Reposizione il Giovedì Santo.
Per le foto presenti in questa pagina si ringraziano: A. Cammareri, F. Pecora, V. Nasso, C. Tripodi, N. Avati, Parrocchia Maria SS. del Rosario, La Vera Polistena.
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